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In un precedente saggio pubblicato da questo editore, l'autore aveva rilevato l'Unicità dell'uomo sulla base di ricerche sperimentali dirette a mettere in evidenza l'autonomia dell'Io rispetto al determinismo dei processi cerebrali. In quest'opera affronta per la prima volta il problema della "qualità" del pensiero nei più grandi genî dell'umanità. L'opinione pubblica considera i genî come casi estremi di una mentalità con accenni di follia. In questo saggio tale opinione viene corretta e viene analizzato come l'attività mentale di questi genî si riporti a livelli tali da superare i limiti del funzionamento normale. L'autore mette in evidenza come la prima fase di questo pensiero comporti un'analisi critica della concezione del mondo e della vita istintiva portando a uno sfondo di tipo malinconico. "La storia dell'uomo non comincia col peccato originale ma con le colpe di una natura matrigna" (Leopardi). In una seconda fase l'autore passa alla dimensione dello spirito. In questo saggio si fa precedere un resoconto relativo agli aspetti più "stoici" del tipo di personalità malinconico, e il suo distacco (apragmatico) dalla realtà quotidiana. Con l'aggiunta dei resoconti di due "malinconici di oggi", l'autore analizza l'essenza della malinconia come capacità di rallentamento del flusso delle esperienze, così da riuscire a rivivere gli eventi passati e comprenderli come sequenze tra passato e futuro che si svolgono in una dimensione metafisica.